Cambiare i paradigmi dell'educazione

Cambiare i paradigmi dell'educazione

von SARA DE CESARIS -
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Nel video “Cambiare i paradigmi dell’educazione”, Ken Robinson espone la sua opinione sul sistema d’istruzione dei nostri tempi, concentrandosi sui fattori che influenzano l’organizzazione scolastica, quali quello economico e culturale.  

L’autore esplora come i modelli educativi siano ancora fermi ai dogmi sviluppatisi durante la Prima Rivoluzione Industriale e nel contesto dell’Illuminismo.  
Durante quel periodo, l’intelligenza era basata su un tipo di ragionamento deduttivo e sulla conoscenza dei classici, sviluppando così capacità intellettive di tipo accademico, giungendo alla suddivisione in due categorie:                       1. “accademici”, per cui “intelligenti”;  
2. “non accademici”, pertanto “non intelligenti”.  

Privilegiando dunque un apprendimento prettamente teorico e standardizzato, persone brillanti sono state portate a sottovalutare le proprie capacità, spesso costrette a mettere al margine la propria crescita personale e sviluppo creativo.  
Ogni individuo ha una predisposizione unica per apprendere, che può manifestarsi in forme e ambiti diversi. Tuttavia, le scuole tendono a trattare l’intelligenza come un fenomeno unidimensionale, trascurando quelle abilità creative e pratiche che l’autore ritiene essenziali nel processo educativo.  
L’arte, intesa come esperienza estetica in cui tutti i sensi operano al massimo, è infatti, a detta di Robinson, la vittima principale di questo tipo di organizzazione scolastica, dove i ragazzi sono portati ad essere burattini senza vita di un’istruzione anestetizzata, caratterizzata dalla perdita del contatto con la realtà.  
In una condizione, quindi, totalmente anestetica, i ragazzi crescono seguendo un modello d’istruzione plasmato sull’industrializzazione e sulla linea di “fabbrica”, con il risultato di una crescita conformizzata al contesto generale e non individuale.  
L’autore propone dunque di andare nella direzione opposta e cambiare il paradigma di apprendimento, seguendo il pensiero divergente, quale la capacità creativa di vedere molteplici soluzioni ad un unico quesito. Inoltre, egli conclude con delle ipotesi di miglioramento nell’istruzione, secondo le quali bisognerebbe uscire dai modelli culturali ed economici di un passato che non ci appartiene più; svolgere lavori in gruppo, avvalendosi della comunicazione e dello scambio di opinioni; infine, prendere in considerazione il contesto sociale, politico e culturale del singolo individuo e del periodo storico presente.

Dopo aver analizzato attentamente ciò che è stato riportato dall’autore, mi sono soffermata sulla mia idea di apprendimento e su come questa potesse, in qualche modo, avere punti di contatto con il pensiero di Ken Robinson.             In accordo con la mia visione di istruzione, trovo alquanto esaurienti le sue argomentazioni, in particolare il discorso incentrato sul marginale ruolo che la creatività ha nel nostro percorso accademico. Infatti, è evidente la necessità di un’educazione più creativa e personalizzata, che non limiti l’espressione delle potenzialità individuali. 

A mio avviso, nel contesto in cui, per i ragazzi, è diventato sempre più difficile esprimere sé stessi, fondamentale è il ruolo dell’insegnante. Avvalendosi di metodologie didattiche più inclusive, improntate alle diverse inclinazioni e capacità dei singoli, potrebbe accompagnarli verso uno sviluppo educativo completo, prendendo così le distanze da quell’idea di istruzione “anestetizzata” a cui fa riferimento anche l’autore sopracitato.

Inoltre, una delle maggiori critiche rivolte al sistema educativo è la tendenza a privilegiare un rapporto passivo. In questo caso, l’apprendimento si concentra sull’“accumulo” di informazioni piuttosto che sulla costruzione e lavorazione di competenze pratiche. Questo modello educativo, efficace per alcuni ma dannoso per altri, porta ulteriormente a una disparità tra gli studenti. Sempre più indisposti nei confronti dell’ambiente accademico in cui si trovano, essi spesso si abbandonano al conformismo inculcato dal sistema scolastico, che, invece, dovrebbe garantire loro uno spazio libero e stimolante. In questo luogo, gli studenti dovrebbero essere preparati per affrontare il mondo al di fuori delle mura scolastiche, un mondo che appare l’opposto di ciò a cui sono stati abituati durante il percorso formativo.