"Cambiare i paradigmi dell'educazione" analisi+opinione

"Cambiare i paradigmi dell'educazione" analisi+opinione

by GINA PERINO SANTINI -
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Ken Robinson, nel suo video ci parla di un sistema educativo/scolastico obsoleto e oramai poco producente, lo stesso con il quale, molti paesi stanno rispondendo alle esigenze di una riforma educativa, che sia al passo con l'economia e la cultura, di una globalità, però, in continua evoluzione e standardizzazione. Ed è proprio da questa standardizzazione, che Robinson ci mostra l'industria della scuola, una macchina che lavora, sin dagli anni della rivoluzione industriale e dell'Illuminismo, incessantemente alla creazione di futuri uomini privi di autostima, che nella maggior parte dei casi cercano approvazione nell'eccellenza in un lavoro che lontanamente li soddisfi. Ed è qui, che troviamo cosa si è perso, o cosa è sempre mancato, nell'istituzione scolastica, l'interesse nel motivare gli studenti, le capacità adeguate nel rendere interessante le attività, a partire dalla comune lezione frontale, la curiosità e l'empatia nel proporre argomenti in linea con la società, che possano coinvolgere e accendere l'interesse dei ragazzi,  che li porti ad un dibattito, ad una riflessione, a ragionare per ipotesi, ad attivare quello che Robinson stesso nomina, ossia, il pensiero divergente. 

La visione di questo video, mi ha ricordato le parole della dottoressa Daniela Lucangeli, anch'essa ripropone l'immagine di un sistema educativo che fa fatica a stare al passo con i tempi, tempi che raddoppiano la velocità della lora trasformazione, di anno in anno. L'argomento che maggiormente mi ha portato a fare questo collegamento, è stato quello dell'importanza dell'esperienza estetica, attraverso la quale tutti i nostri sensi sono attivi, e attraverso la quale sappiamo che possiamo essere futuro, passato ma soprattutto presente, ed è proprio in quel presente che "sentiamo". La Lucangeli è una scienziata, psicologa e professoressa, che ha iniziato, per comprendere meglio, ad osservare ad altezza bimbo, mi preme riportare la sua figura in questo contesto perché credo fortemente che il suo pensiero e la sua esperienza nel campo, siano davvero rivoluzionari, non perché espone argomenti complessi da scienziata, bensì perché ha avuto il coraggio di battersi e sperimentare sull'importanza delle emozioni, in maniera semplice e diretta, soprattutto nel contesto scolastico/educativo, facendoci sentire compresi, ascoltati e speranzosi. In tanti rimarcano quanti passi avanti abbia fatto la scuola, mettendo in risalto l'acquisizione di nuovi materiali didattici, che ad oggi però si conclude con l'introduzione della LIM del 2006, maggiormente diffusa in questi ultimi anni. Nel mio percorso scolastico, sia come studentessa che attualmente come Oepac, sottolineo, in realtà, una grande carenza di strumenti compensativi (es. Per disabilità sensoriali/motorie), strumenti che permetterebbero a tanti ragazzi di poter essere al pari dei loro compagni e maggiormente autonomi. Mi chiedo, come sia possibile che una società che produca un modello nuovo di smartphone ogni 2 mesi, se non meno, non sia in grado di proporre strumenti didattici( e personali) innovativi, che vadano oltre il tablet, accessibile ormai a chiunque e di vecchia data. 

La risposta mi viene riprendendo il discorso del "sentire", dell'osservare e dell'esserci.  I ragazzi non hanno più voglia di andare a scuola, perché la scuola non ha voglia di emozionare, di vedere (cosi come la società) e di conseguenza di battersi,  probabilmente non lo sa più fare, tante informazioni oggi sono alla portata di tutti, se prima era la scoperta di cose nuove ad accendere la curiosità e l'interesse nei ragazzi, oggi tutti sappiamo che potremmo imparare a leggere e scrivere, ogni materia, comodamente a casa, aprendo qualsiasi app e\o social, e allora qual'è la chiave? La chiave è invisibile, ma si sente e si trasmette, me ne accorgo quando sono in classe, ed ascolto le lezioni di una professoressa di geografia delle medie, la classe è molto vivace e spesso indisciplinata, durante le sue lezioni però, cala il silenzio, i ragazzi sono assorbiti dalle sue parole, motivati al dibattito, alla ricerca, ascoltati nei loro vari interventi con reale interesse da parte dell'insegnante, studenti che hanno la media particolarmente bassa, nelle sue ore sono riusciti a stupirci, adottando un lessico adeguato, riportando spunti e interpretazioni personali davvero brillanti. Cosa avrà mai fatto questa insegnante per far accadere tutto ciò? Ha dimostrato di essere professionale e competente in primis, gestendo la classe e le lezioni con grande empatia, importante e ciò che ha fatto la differenza, ha dato parola ai ragazzi, mettendosi essa stessa come ascoltatrice, dando input (spesso presi dai ragazzi) da dove partire, per aprire discussioni su attualità, paesaggi, economia, guerre ecc.. Una geografia, che nell'istruzione sta pian piano scomparendo, dando nuovamente spazio a materie cristallizzate che non permettono un'evoluzione, che basterebbe sapere insegnare. I ragazzi, hanno bisogno di ricollegarsi con sé stessi, di ritrovare interesse, curiosità, voglia di partecipare, e questo compito in gran parte è proprio della scuola. 

Sinceramente non ho grandi proposte da condividere per un cambiamento, basterebbe iniziare a muoversi, e partire dalle piccole cose per farne di grandi.