cambiare i paradigmi dell'educazione

cambiare i paradigmi dell'educazione

di GIULIA BACCANI -
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Ken Robinson pone l'accento su due fattori che incidono sull'organizzazione scolastica

Il primo economico ed  il secondo culturale. Economico perchè pensato in un'epoca di grandi rivoluzioni, soprattutto industriali, in cui la scuola era pensata come ad una fabbrica, con campanelle che segnano l'inizio e la fine delle lezioni, con ambienti divisi  per sesso e per materie e bambini e ragazzi divisi per età.

Culturale invece perchè pensato durante l'età dell'illuminismo in cui si faceva riferimento ai classici e l'insegnamento era standardizzato. Questo tipo di approccio ha portato alla suddivisione delle persone in profili rigidi, che hanno generato difficoltà e disagi, come i disturbi dell'attentività, molto comuni nella nostra epoca.

 

L'autore ci fa riflettere su una possibilità di cambiamento, che potrebbe aiutare le nuove generazioni al risveglio da questo torpore culturale, promuovendo la creativitàl'utilizzo del pensiero divergente e le potenzialità individuali.

Doti che risultano innate in molti bambini ma che vengono perse e dimenticate con il crescere, e con il proseguire degli studi. 

Il modello attuale non risponde ai continui cambiamenti di cui siamo parte, ma rimane ancorata a metodi e credenze ormai obsolete. 

L'autore sottolinea l'importanza di cambiare il punto di vista, di smettere di dividere le persone per tipologie e capire che il miglior apprendimento avviene in gruppo, quando c'è cooperazione. 

 

COSA PENSO: 

Mi trovo in accordo totale con l'autore: il nostro sistema scolastico è antico e non rispecchia più le necessità del periodo storico in cui ci troviamo. Non valorizza le peculiarità di ogni singolo individuo ma propone modelli standardizzati per tutti, facendo perdere quelle doti naturali che ci appartengono.

Un altro punto che trovo fondamentale è la necessità di valutare ogni situazione ed intervenire la dove ci sono maggiori difficoltà.

Credo che porre l'attenzione su queste dinamiche e creare un pensiero critico sia fondamentale anche per noi futuri educatori.