Pensando alla vostra esperienza scolastica, quali pratiche didattiche avete trovato più efficaci e perché? Come si collegano alla definizione di didattica generale?
Definizione didattica generale: La didattica generale è una disciplina pedagogica che studia i principi, i metodi e le strategie dell'insegnamento e dell'apprendimento in contesti educativi formali e informali. Essa fornisce modelli teorici e strumenti pratici per migliorare l'efficacia dell'insegnamento, adattandolo alle esigenze degli studenti e ai diversi contesti educativi.
Per Comenio: la didattica generale è l'arte di insegnare tutto a tutti in modo efficace e piacevole. In Didactica Magna, Comenio propone una visione totalmente innovativa dell'educazione, basata su principi universali, come ad esempio:
- Educazione universale= accesso all’istruzione per tutti
- Apprendimento graduale e naturale= l'insegnamento deve rispettare lo sviluppo naturale del bambini
- Metodo intuitivo e sensoriale= l'apprendimento deve coinvolgere i sensi, per facilitare la comprensione.
Ritengo di essere stata, nel complesso dei vari anni scolastici, un’alunna particolarmente complicata: ero svogliata e riluttante allo studio della maggior parte delle materie, già dal periodo delle elementari. Suppongo che questo disinteressamento sia dipeso anche dai docenti e dalla loro metodologia. Ho cambiato molte scuole e questo mi ha permesso di conoscere vari insegnanti e molte modalità di insegnamento; sono sicura che con la mia persona il metodo frontale sia quello meno funzionale. Una lezione in cui l’alunno è obbligato ad ascoltare e intervenire solo se richiesto lo trovo un metodo obsoleto, lo ritengo un modello da destrutturare e che in parte va nel verso opposto al criterio del metodo intuitivo e sensoriale di Comenio. Al liceo ho potuto sperimentare la “didattica laboratoriale”; essendo un liceo artistico i laboratori erano le lezioni prevalenti, utilizzavamo i nostri sensi ma in maniera diversa da come eravamo abituati a fare. Ogni oggetto che avevamo davanti, non era più un qualcosa già presente nella nostra mente da dover solo riportare su “tela”, ma l’obbiettivo era quello di sezionarlo e partire dal semplificare le immagini (ad esempio un volto è una serie di figure geometriche a cui poi va affibbiata una tridimensionalità). Ecco, ciò che servirebbe nelle scuole è proprio questo (quello che per Comenio è l’apprendimento graduale): non più partire dalla descrizione generale della singola materia, ma dividerla in tanti piccoli pezzi per poi accostarli per farli combaciare come un puzzle, andando poi a perfezionarla dandole la “tridimensionalità” di cui parlavo. Questo ovviamente va attuato in maniera graduale e coerente: a cosa mi serve sapere la definizione del fattoriale di un numero e di come si calcola, se non so cos’è la moltiplicazione?
Questa domanda può sembrare ovvia e scontata, ma se dovessi tornare indietro e ripensare al mio periodo delle medie, è successo proprio questo.
In 3 anni ho cambiato 3 scuole:
- Al primo anno ho scelto spagnolo
- Al secondo anno, nella seconda scuola, spagnolo non era una materia possibile da seguire e l’unica possibilità era fare francese; ciò significava che avrei dovuto seguire un insegnamento con nozioni del secondo anno, nonostante le basi necessarie per avere dei risultati ottimali non c’erano.
- Al terzo anno, nella terza scuola, potevo scegliere sia francese che spagnolo, ma in entrambi i casi non c’erano le fondamenta per seguire il terzo anno di lezioni né di una materia né dell’altra.
Tutto ciò mi ha portata a non sapere né il francese né lo spagnolo.
Non scorderò mai la mia professoressa di matematica e fisica del liceo: grazie a lei ho riscoperto, o forse solo scoperto, un amore verso le materie scientifiche, cosa che non credevo minimamente possibile. Lei ha sempre creduto in me, forse mi aveva presa a cuore, non so; so solo che riusciva a capire perfettamente quando non capivo, quando non mi andava, o quando (con il mio pessimo carattere) mi convincevo che una cosa non la sapevo perché era un giorno no. Ero arrivata ad essere io l’alunna che passava i compiti in classe, credo che tutto ciò sia stato possibile grazie al suo metodo personalizzato, all’amore verso le materie che insegnava e alle competenze di insegnante che ha sviluppato negli anni. Nonostante la matematica e la fisica siano materie principalmente individuali, o perlomeno così sono sempre state insegnate, lei ci divideva in gruppi grazie ai quali riuscivamo a darci sostegno l’un l’altro: io colmavo le carenze di uno e l’altro risolveva le mie. Penso che lei sia riuscita ad applicare l’arte dell’insegnamento in maniera eccellente e unica nel suo genere.